sabato 30 maggio 2009

Venezia. Rauschenberg, l’arte dell’eccesso

Dal 30 maggio al 20 settembre, la Collezione Peggy Guggenheim ospiterà la mostra “Robert Rauschenberg: Gluts”, per rendere onore all’artista texano scomparso il 12 maggio del 2008. Considerato uno degli esponenti più significativi dell’arte statunitense, in particolare in quella fase di passaggio dall’Espressionismo Astratto alla Pop Art, Rauschenberg è l’a rtista che viaggia, che ama sperimentare ed esplorare continuamente nuovi linguaggi espressivi, in lui vi è l’avidità della scoperta e la ricerca di una libertà che sarà parola chiave della sua produzione artistica. Non a caso, tra le sue opere più famose, i combine paintings, racchiudono un mondo in bilico tra i rifiuti e una serie di oggetti, stoffe, ritagli di giornale, fotografie, assemblati a creare un’opera d’a rte che è insieme pittura e scultura.
La mostra, curata da Susan Davidson, curatrice del Museo Guggheneim di New York, e David White, curatore del Robert Rauschenberg Estate, propone al pubblico una selezione di quaranta lavori, non a tutti noti, provenienti dal Robert Rauschenberg Estate e da prestigiose istituzioni Usa pubbliche e private. I Gluts (in inglese glut vuol dire eccesso, saturazione) sono opere in metallo, realizzate con materiale da riciclo tra il 1986 e il 1989 e tra il 1991 e il 1995. Si tratta di oggetti di diverso tipo – segnali stradali, tubi di scappamento, distributori di benzina, pezzi di automobili, radiatori e saracinesche – che l’artista aveva riunito nel suo studio nel corso di un decennio.
Come spiega Susan Davidson, Rauschenberg nutriva negli anni Ottanta un’attrazione per le proprietà visive del metallo. Riunendo tali oggetti, oppure realizzando serigrafie di immagini fotografiche su alluminio, bronzo, ottone e rame, l’artista cerca di fissare queste qualità riflettenti nell’opera d’arte. La nuova tecnica dei Gluts nasce inizialmente in un momento in cui il Texas versava in una situazione di gravi difficoltà economiche e la risposta dell’artista a tale crisi avviene proprio nella selezione degli oggetti scartati, che verranno poi trasformati in opere d’arte una volta portati nello studio di Captiva, in Florida, perdendo le loro qualità intrinseche per assumere tutt’altro significato nel complesso finale dell’opera.
L’omaggio reso all’artista assume, in occasione di questa mostra, un valore del tutto particolare se si considerano le relazioni dell’artista non solo con la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, che gli ha dedicato diverse esposizioni, ma con la stessa città di Venezia, che diede all’artista, allora trentottenne, l’alto riconoscimento del Leone d’Oro alla Biennale del 1964, consacrando in tal modo la sua figura a livello internazionale.
La mostra, che renderà visibili opere a molti sconosciute, permetterà di addentrarsi nell’o ttica creativa di quest’artista, così attratto dagli oggetti di scarto. Lui stesso definirà il significato dei Gluts, affermando: «È il momento dell’eccesso, l’avidità è rampante. Tento solo di mostrarlo, cercando di svegliare la gente. Voglio semplicemente rappresentare le persone con le loro rovine […] Penso ai Gluts come a souvenir privi di nostalgia. Ciò che devono realmente fare è offrire alle persone l’esperienza di guardare le cose in relazione alle loro molteplici possibilità».

 

Fonte: "CulturaItalia - Newsletter"

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